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La pittura è una finestra aperta sui miei sogni...

 

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Alla ricerca di qualità umane

 

Al Castello dei Pio a Carpi la sapiente pittura di Enrica Melotti

 

di Michele Fuoco

 

E' un viaggio nella condizione umana. Un'umanità indagata a diverse latitudini, anche se i personaggi, presentati da Enrica Melotti per la mostra a Carpi, nella Sala ex carceri "Floriano Cabassi" del Castello dei Pio, vivono ed operano in Italia. In una società multietnica le "Genti" costituiscono una trama di presenze diverse che l'arte riesce, più di ogni altra disciplina, a porre in una relazione d'insieme, ad unificare in un rapporto di solidarietà, in un unico destino. E' la pittura a sperimentare, con una riserva di forme compiute e particolari registri espressivi, i significati delle creature nei loro sentimenti, memorie, desideri, destini.

L'indagine della Melotti è tutta interiore, anche se a comunicare i differenti stati d'animo sono gli aspetti esteriori delle figure. E' la cura dei particolari, delle sottili variazioni cromatiche che sprona l'osservatore ad inoltrarsi al di sotto della figurazione di superficie, per cogliere strutture interne, atteggiamenti esistenziali che qualificano l'opera nel suo valore creativo. Così si scoprono padre e figlio in preghiera, per un buon credo, al Tempio indiano di Novellara; la figura di Granthi Sahib, con la maestosità e la riservatezza di colui al quale è affidata la lettura dei testi sacri; l'indiana seduta a terra in stato di contemplazione; la giovane Sikli che manifesta una certa "misticità" nel naturale splendore della sua bellezza. E' rivolta a civiltà lontane la rappresentazione della nigeriana seduta al tavolino, con atteggiamento riflessivo; di un giovane africano nella sua pensosa solitudine; di Emiko, ragazza giapponese che "gioca" col telefonino.

 C'è spazio anche per confrontarsi e dialogare con "modelli" italiani, come incarnazioni di altre qualità umane, che consentono analisi introspettive dettagliate: dalla bella e malinconica Raffaella alla dolce allieva Manuela, da Lara in giardino che legge un libro, alla donna con scialle rosa, in un pausa di rievocazione di ciò che ha appena letto, fino alla giovane in un interno, che mette "in controluce" la sua sottile sensibilità.

A queste figure la Melotti sembra imprimere una cifra di appartenenza inoppugnabile, per quell'uso sapiente che la nota artista fa del segno e del colore, trasmessi anche agli allievi delle scuole di Migliarina e di Soliera.

 

- Gazzetta di Modena - 8 novembre 2007 -

 

 

MOSTRE - A Palazzo dei Pio

 

Altre "Genti" per Enrica Melotti

 

CARPI - «Ho osservato la gente "nuova" che ci circonda; gli stranieri, gli immigrati che popolano la nostra città e che spesso vengono emarginati o fanno fatica a integrarsi. Guardando attentamente i loro volti, parlando con loro, ho scopertO culture e mondi che non conoscevo».

La pittrice carpigiana Enrica Melotti spiega il significato della sua prossima mostra "Genti" che sara allestita alla sala ex carceri Palazzo dei Pio dal 27 ottobre al 18 novembre (con inaugurazione fissata per sabato 27 alle 17). L'esposizione comprende dodici quadri a olio di grandi dimensioni che ritraggono figure umane, gente comune, amici dell'artista, ma anche, appunto, persone di altre razze "in un modo espressivo fatto di una materia lirica rarefatta, leggerissima, come sospesa in un limbo di contemplazione del tempo, in cui la pittura appare come un valore in sé, che snoda e intreccia vicende emotive appena accennate" (Giorgio Seveso).

Quella di Melotti, fondatrice e docente del Centro Arti Figurative di Migliarina, erede della tradizione ultracentenaria della Scuola comunale di Disegno, "è una sottile, suggestiva poesia figurale da meditazione - annota sempre Seveso - che ha per tema cruciale il rapporto tra corpi, gesti e cose nel loro senso poetico ed emotivo più profondo. Qualcosa che restituisce significato e fiducia al gesto del contemplare". La mostra sarà aperta al sabato e nei giorni festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.

 Cla.Ros.

 

- "Voce" - 18 ottobre 2007 -

 

 

SABATO LA VERNICE. SARA' VISITABILE FINO AL 12 NOVEMBRE

 

Suzzara, alla "2/E" espone la Melotti

 

SUZZARA - Sabato alle 17.30, alla Galleria d'arte "2/E" di Suzzara verrà inaugurata la mostra e presentato il volume "Enrica Melotti. Nudi e volti", a cura di Paolo Campiglio (Gianluigi Arcari Editore di Mantova). Interverranno: Paolo Campiello dell'Università di Pavia; Alberto Meschiari, della Normale Superiore di Pisa. La mostra è aperta fino al 12 novembre: venerdì e sabato dalle ore 16 alle ore 18.30; domenica dalle ore 10.30 alle ore 12.30 e dalle ore 16 alle ore 18.30; mercoledì 1 novembre dalle ore 16 alle ore 18.30.

Di Enrica Melotti, artista modenese, in occasione di una mostra allestita nel 2004, il noto critico d'arte Giorgio Seveso, che segue l'attività dell'artista da oltre vent'anni, ha scritto: "...nei sottili disegni, ogni posa o segni o scena hanno il valore dell'occhio e del cuore, capaci come sono di riferire tenerezze e sensualità leggerissime, sentimenti sospesi nell'aria, quasi pagine di un diario intimo".

(v.m.)

 

- Voce di Mantova - 25 ottobre 2006 -

 

 

In un libro i disegni di Enrica Melotti

 

L'inaugurazione di una mostra che fornirà anche lo spunto per presentare il catalogo dell'intera opera della pittrice Enrica Melotti. Si annuncia così l'evento in programma per sabato 28 ottobre, alle 17.30, alla galleria dell'Associazione culturale 2E di via Toti, a Suzzara. Mostra e volume recano 10 stesso titolo "Enrica Melotti. Nudi e volti. Disegni". In particolare, la pubblicazione, edita da Gianluigi Arcari editore di Mantova e curata dal docente di Storia dell'Arte dell'Università di Pavia, Paolo Campiglio, passa in rassegna l'ultraquarantennale produzione di disegni dell'artista, in prevalenza rappresentati da nudi e volti maschili e femminili. I soggetti di Enrica Melotti sono sempre ritratti dal vero, ma sottratti al quotidiano e trasposti, con una tecnica rigorosa, in una dimensione poetica e in una realtà che Ernesto Treccani ebbe a definire, "nata dal profondo" e "colloquiale". II volume sarà presentato dallo stesso curatore, insieme ad Alberto Meschiari, docente di Filosofia alla Normale di Pisa.

 

- Voce - 26 ottobre 2006 -

 

 

ARTE – Il libro sull’artista di Carpi

 

Da Voltolini a oggi la poetica del disegno in Enrica Melotti

 

SUZZARA - E' forse il lavoro più compiuto mai uscito sulla pittrice carpigiana, il catalogo "Enrica Melotti. Nudi e volti" pubblicato in questi giorni dall'editore Arcari di Mantova, in concomitanza con la mostra dei suoi Disegni aperta all'Associazione culturale 2E di Suzzara. Nel senso che Paolo Campiglio, che ne è il curatore e ne ha redatto il testo introduttivo, ha:saputo inserire l'opera della pittrice nel contesto cittadino, evocandone la frequentazione della Scuola di Disegno di Carpi, l'insegnamento di Ivo Voltolini, aperto al recupero della tecnica rinascimentale, e la conseguente concentrazione dell'artista carpigiana suI nudo dal vero, la natura morta, il paesaggio, sull'abbrivio di una vena creativa fatta di "concretezza e semplicità", in continua crescita e sviluppo.

Sono state tappe della formazione di Enrica Melotti anche gli incontri con Carlo Del Bravo, all'Istituto d'Arte di Firenze, con Walter. Lazzaro, Paolo Manaresi e Alessandro Parronchi, all'Accademia di Belle Arti di Bologna, con la scoperta di Morandi che le trasmise l'attitudine a scorporare l'oggetto dalla sua pura visibilità. Ed è da questo percorso formativo che prende le mosse una ricerca rivolta alla figura umana e al nudo, non tanto ispirata al classicismo, ma al "corpo in quanto tale, che sprigiona forma, vissuto come un oggetto speciale, pieno di imprevisti" (Campiglio).

Alle pose molli dei primi nudi - annota sempre Campiglio- si affiancano negli anni Settanta gli studi in cui è solo una linea a definire l'oggetto, senza mezzi toni e senza ombre. Fino ai ritratti di adolescenti che segnano un momento fondamentale nella ricerca dell'artista. In quelli del 1973 si coglie la capacità di penetrazione psicologica di un segno che non conclude la visione, ma lascia che il vuoto del foglio interferisca come luce diffusa e collabori, con il particolare dello sguardo, a definire un carattere spesso timido e acerbo, qualche volta sfrontato e cupo.

L'evoluzione di Enrica Melotti procede con i nudi a sanguigna degli anni Ottanta, con uno sguardo che raffigura i modelli in pose classiche; in abbandono o in riposo, in meditazione o in sonno, "nell'intento di alludere a una naturalità fisica che è sempre esistita e che tuttavia appare sempre più lontana dagli orizzonti della società contemporanea". Ma, insieme alla società e al mondo, stavano cambiando gli sguardi e i corpi. E l'artista ne ha dovuto prendere atto, introducendo, dalla seconda metà degli anni Novanta, le lumeggiature che lambiscono i corpi e che interpretano la ritrosia dei modelli a offrirsi allo sguardo indagatore dell'artista. E' così che si arriva alla "non materialità diffusa" dei corpi del Duemila e al progressivo svuotamento di senso dovuto al conformismo generalizzato e alle "fenomenologie del mediale, del leggero, dell'inconsistente" .

Il volume è completato da un saggio di Alberto Meschiari, ("E questi disegni? Non sono forse anch'essi linee dello spirito tracciate da corpi inconsapevoli?"), che ha curato la biografia dell'artista, sottolineandone anche l'attività di organizzatrice di cultura prima come responsabile del Centro di documentazione Arti visive del Comune dl Carpi e poi, dal 1978, come fondatrice e docente del Centro Arti Figurative di Migliarina, erede della tradizione ultracentenaria della Scuola comunale di Disegno.

 

- “Voce” - 16 novembre 2006 -

 

 

Enrica Melotti a Suzzara

 

I disegni di Enrica Melotti saranno esposti nella mostra "Nudi e volti" da sabato alla 2E di Suzzara in via Toti. Alla vernice, alle 17.30, alla presenza dell'artista, interverranno Paolo Campiglio, dell'Università degli Studi di Pavia, e Alberto Meschiari, della Scuola Normale Superiore di Pisa, autori dei saggi presenti nel volume "Enrica Melotti. Nudi e volti" edito da Gianluigi Arcari Editore di Mantova.

In occasione della mostra infatti sarà presentato il testo che percorre le tappe della carriera della Melotti. La figura, preferibilmente il nudo maschile, è il terreno su cui si muove l'artista. Da forme legate alla maniera accademica la Melotti si è andata affrancando così da individuare una propria cifra stilistica originale che non rinuncia totalmente al classicismo. In mostra matite e carboncini ma anche opere su carta realizzati a colori. Fino al 12 novembre. Orari: il venerdì e il sabato 16-18.30, la domenica 10.30-12.30 e 16-18.30, il 1 novembre 16-18.30. Info 0376 533069.

 

- Gazzetta di Mantova - 26 ottobre 2006 -

 

 

"Archivio"

A.I.E.R. - Associazione Incisori Emiliano-Romagnoli

 

Enrica Melotti

 

di Michele Fuoco

 

L'acquaforte è una pratica d'arte mai decaduta che Enrica Melotti porta a soluzioni sorprendenti. Forse perché in tutta l'opera dell'artista carpigiana il disegno si è sempre imposto con autonomia di linguaggio e ha saputo nutrire anche la pittura.

E nella consapevolezza del valore autonomo dell'esperienza grafica sono nate, nel tempo, una serie di immagini che la Melotti ha realizzato con il suo torchio, rinnovando il piacere di una pratica antica, cara soprattutto a maestri che hanno preferito affidare alle proprie cure, tra le mura degli atelier personali, e non a laboratori specializzati, l'esecuzione di ogni singola incisione. Da notare che il “foglio” (la tiratura è sempre limitata) reca un percorso non solo creativo ma anche fattuale, da quando la punta incide la lastra fino alla stampa, attraverso la quale l'immagine si concretizza in un segno di robusto impatto.

 

Nell'incisione risiede, quindi, anche un “fondamento” artigianale che non turba l'attività creativa, ma la esalta. E non ci si può che stupire di fronte alla potenza "indipendente" del segno che evidenzia come le immagini richiedano una stringata e testarda metodologia di lavoro.

Il segno riesce ad esprimere diverse temperature espressive, mantenendo viva l'intima tensione rappresentativa, nella vastità degli interessi figurativi che l'artista ha dimostrato sin dagli inizi della sua attività e rinnovato nel quotidiano esercizio nel suo studio, come nella lunga esperienza di insegnante presso il Centro di Arti Figurative (che lei stessa ha fondato nel 1978) a Carpi, con una esemplare lezione offerta ai suoi allievi. Nel disegno la Melotti cerca e trova la germinazione dell'immagine che la Natura Morta del 2006 mette ben in luce, con la raffigurazione di mele e nespole che incarna sottigliettezze disciplinari.

 

E' la finezza del tratto nero ad instaurare, con il candore del foglio, il chiaroscuro in un rapporto di complicità per una esemplare dimensione di sintesi che sappia caratterizzare i frutti nella loro quotidianità. Una natura morta non in posa che si dispiega con dolcezza, perché colta nella libera disposizione dei frutti che è possibile osservare in un ambiente familiare. Occorre inoltrarsi tra le pieghe delle incisioni per verificare certe strutture interne che qualificano il suo lavoro. Il segno si intensifica e si anima nelle Rose gialle del 1973, poste in un vaso, in penombra, dove il giallo, per ovvie ragioni, non esiste se non nella fantasia dell'artista che ha, forse, associato questo colore al senso di malinconia che esso generalmente reca. Una percezione della fugacità della bellezza e, quindi, del tempo che rimanda anche alle Due rose antiche del 2003 che sembrano, però, voler esorcizzare quel destino di effimera durata nella suggestione di elementi che magicamente trascorrono carichi del dono di un'archetipa purezza. Ricorrente è l'immagine come metafora della vita.

E' quanto accade nella Natura morta del 1974, dove il piatto di mele e il barattolo con fiori secchi nascono da una esigenza di analisi costruita sulla realtà, ma anche di aprirsi a differenti significati. Se le mele accolgono ancora il senso della vitalità, i fiori trattengono, pur nell'effetto di stupefazione, aspetti di disfacimento, ponendosi quasi come fantasmi dell'esistenza in un segno che asseconda, nella sua soluzione riduttiva, il progressivo disseccamento della loro precaria presenza. I fiori secchi ritornano, con barattoli e Cestino di mele, un anno dopo, in una "pagina" di incroci immaginativi, con tensioni formali che configurano un piccolo universo di cose domestiche. Luce e ombra si fanno sostanza memoriale nel Vaso a boccia con rose del 1999, dove il segno è sostanza strutturale ma anche immediata evidenza emotiva.

 

Non è solo un'effettiva curiosità di provarsi con motivi diversi a dettare i Comignoli della città, ma anche la capacità di recuperare, negli anni Settanta, problematiche di coscienza morale, nel momento in cui si affacciano nelle nascenti zone industriali possibili problemi di inquinamento. La variazione del tema trova il corrispettivo sui piano formale, con una costruzione forte che si radica in un disegno intenso e cupo, tale da farsi quasi "macchia" nell'assecondare il clima dell'incombente pericolo.

Per l'artista è fondamentale stabilire una corrispondenza tra momento ideativo e quello esecutivo, con la capacità del segno di tenere insieme tanti soggetti, tra cui scorci paesaggistici, come la Scala esterna di villa antica, del 2003, dove aleggia discreta l'attenzione anche agli aspetti naturalistici che l'attigua vegetazione determina. Ma la Melotti sa condurre il segno ad eccellenza di sintesi e a continua purificazione per definire, in un rapporto d'amore, uno stato d'animo nel ritratto della Madre, del 2003, intenta a lavorare all'uncinetto in giardino. La figura è posta in una luce nuova, con un recupero autentico del caldo sentimento di esistenza, grazie ad un costrutto di definizione classica, animato di un tono di modernità di immagine che si dispiega con delicatezza e con intensa grazia poetica.

 

E' la realtà umana, che l'artista ha sempre indagato e messo in primo piano, anche in passato, a farsi motivo di Claudio che legge, del 1993, abbandonato ad una strana indifferenza, mentre è appoggiato su un divano. La continua ricerca di perfezione esalta la forma, fino a prolungarne la ricchezza di vita, in una esperienza di unicità, che il giovane esprime in un atteggiamento di concentrazione e di riflessione sulla pagina del libro. Nell'operare segnico della Melotti esiste costantemente una disciplinata selezione dell'immagine, con esiti degni della migliore tradizione grafica, in quanto il linguaggio "traduce" arguzie narrative della realtà delle cose e dell'uomo. Realtà che diventa fatto e stato d'animo.

 

 - Ottobre, 2006 -

 

 

Il lirismo della Melotti in mostra a Revere

 

"Momenti d'essere" è il titolo della mostra della pittrice carpigiana Enrica Melotti, che sarà in esposizione al Palazzo Ducale di Revere (Mantova) fino al 2 luglio.

Al centro della sua arte vi è una poetica delle tenerezze e delle sensualità leggerissime, delle ansietà e dei sentimenti sospesi, che conferiscono alle sue opere un lirismo davvero raro. La Melotti, pittrice appartata, lontana dai clamori e dalle mode, è legata a una comprensione sommessa del quotidiano, a una contemplatività di morandiana memoria.

Nelle nature morte, nei corpi, nei gesti ritratti nei suoi quadri si nota tuttavia un allargamento di quella stessa emotività fino a "...gentili seduzioni letterarie che interrogano la fantasia dello spettatore", come afferma il critico d'arte Giorgio Seveso.

 

- "Voce" - 1 giugno 2006 -

 

 

Sulla scena due carpigiani

 

Saltini ad Artealcontrario ed Enrica Melotti a Castelfranco

 

di Michele Fuoco

 

Due carpigiani occupano, in questi giorni, la scena espositiva: Andrea Saltini a Modena, presso la Galleria Artealcontrario, ed Enrica Melotti a Castelfranco, nella Saletta delle Arti. Vivono su un intenso scambio di temi letterari, di forme e modi espressivi i disegni di Saltini che si avvale di una tecnica mista su carta incerata per esaltare i personaggi del suo gioco attinti da fiabe e leggende, ma anche, come egli sostiene, da "incubi notturni". C'è nel giovane artista una volontà non tanto di trasgressione quanto di "divertissement" nello spogliare "Alice nel Paese delle Meraviglie" da ogni comune considerazione di fascino e di incanto, per trovate e divagazioni che ne diminuiscono l'aureola di grandezza, con elementi che diventano gli ingredienti di una narrazione persino bizzarra. E' quanto accade anche in "Angelica e il Drago", dove i due offrono spunti per una rappresentazione ironica di figure trasfigurate spinte, talvolta, ad un segno di autonomia linguistica. L'artista sembra sottoporre ad una sorta di catalogazione le sue figure, attraversate da ombre, per costruire un museo personale, sospeso e fluttuante in uno scenario immaginario, di visioni che si dilatano al di là dello spazio e del tempo.

 

E' riconducibile ad una realtà più intima, autobiografica l'opera della Melotti che, allieva di Voltolini (ma ha anche studiato all'Istituto d'Arte di Firenze e all'Accademia di Bologna) ha fondato a Carpi nel 1978 il Centro Arti Figurative, in cui tuttora insegna. Alla Melotti interessa definire nelle sue creature (I due amici, Lara in giardino, La bella Raffaella, La lettera), anche senza veli, uno stato d'animo, di ansietà, di riflessione, di malinconia, di turbamento. Ma senza smarrimenti, ribellioni, in quanto la Melotti si avvale di una pittura che sappia rendere, nella compostezza della figurazione, una pura sensibilità, pulsioni vitali e profonde, esperienze di vita emotiva guardate attraverso un velo di tristezza. Giorgio Seveso ritrova nei suoi dipinti ad olio e nei sottili disegni a sanguigna (ci sono anche vasi di fiori) motivi "legati a filo doppio alle circostanze dimesse del quotidiano, al suo domestico mistero, a una poesia che nasce delicatamente spremuta dalle cose e dai sentimenti che si stanno attorno, che ti stanno semplicemente nella memoria e negli occhi."

 

- Gazzetta di Modena – 20 ottobre 2005 -

 

 

MOSTRE - Esposte le opere dell'ultimo quinquennio

Una intensa Melotti espone a Castelfranco

CASTELFRANCO -Alcune "narrazioni personali dell'occhio e del cuore” della pittrice carpigiana Enrica Melotti (la definizione è di Giorgio Seveso, che ha scritto l'introduzione al catalogo) per iniziativa degli Amici dell'Arte di Castelfranco Emilia saranno esposte dal 15 al 30 ottobre - inaugurazione sabato 15, alle 17 - alla Saletta delle Arti della cittadina della via Emilia, al civico 21 di piazzale Curiel, proprio di fianco al locale "Dada".

    "Enrica Melotti, opere 2000-2005" è il titolo della personale che ripercorre l'ultimo periodo, particolarmente denso e fecondo, dell'artista. Qui la pittura più recente della Melotti mostra infatti, sempre secondo Seveso, " ... una sorta di maggiore densità tattile, una presenza scenica sensibilmente più corposa, quasi ispessita, maggiormente incarnata in un tutto tondo fatto di chiaroscuri, velature, patine, flou e sfocature, ombre e luminescenze per i quali forma e contenuto si arricchiscono e si sospingono a vicenda". Esempi significativi dell'affiorare di questa trama narrativa più complessa nel lavoro dell'artista sono l'Autoritratto, ma anche il racconto proposto da I due amici o dalla Lettera, tutte opere di quest'anno.

    Non è, beninteso, che Enrica Melotti abbia abbandonato la propria poetica delle tenerezze e sensualità leggerissime, delle ansietà e dei sentimenti sospesi che hanno conferito alla sua pittura una qualità lirica davvero rara. Continua a essere una pittrice appartata, lontana da clamori e mode, legata alla comprensione poetica e sommessa del quotidiano, in un atteggiamento che l'ha fatta accostare alla contemplatività di un Morandi. Nelle nature morte, nei corpi, nei gesti ritratti nelle opere esposte a Castelfranco si nota però un allargamento di quella stessa emotività, fino a " ... gentili seduzioni letterarie che interrogano la fantasia dello spettatore" (Seveso).  

 

- Voce – 13 ottobre 2005 -

 

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Ultimo aggiornamento: 21-11-07